16 marzo 2011

«Frontespizio», la fronda al regime

Dall’Archivio dell’Università Cattolica emergono le vicende della rivista che radunò Bargellini, Papini e Betocchi fra il 1929 e il 1940. Quando il gruppo fece una sottoscrizione per dare degna sepoltura a Dino Campana
di Alessandro Zaccuri
L’ultimo arrivo, atteso pro­prio in questi giorni, riguarda le carte di Giusep­pe Bonura, lo scrittore che per molti anni è stato il temutissimo quanto autorevole critico lettera­rio di 'Avvenire'. Quaderni di appunti, originali manoscritti di arti­coli e romanzi, una raccolta di rac­conti già pronta per la stampa e diverse poesie, delle quali perfino gli amici non sapevano nulla. Il 'fon­do Bonura' è la più recente tra le acquisizioni compiute dall’Archi­vio della letteratura cattolica, diret­to dall’italianista Giuseppe Langel­la e attivo dal 2007 presso il centro di ricerca 'Letteratura e cultura dell’Italia unita' dell’Università Cattolica di Milano. «In realtà ­spiega Langella - la dicitura potrebbe cambiare abbastanza pre­sto. L’ambizione è quella di rendere davvero 'cattolica', e cioè univer­sale, questa collezione, in cui vorremmo trovassero posto anche le voci di quanti, pur non ricono­scendosi del tutto nelle posizioni della Chiesa, si sono comunque impegnati in una profonda ricerca spirituale. Anche contraddittoria, perché no? L’inquietudine, del re­sto, è stata il tratto dominante della miglior letteratura spirituale del Novecento».
Irrequieto e a suo modo perfino ir­regolare è senza dubbio l’autore da cui il progetto dell’Archivio è nato: Piero Bargellini (1897-1980), l’infa­ticabile intellettuale toscano, sin­daco di Firenze durante l’alluvione del ’66 e, prima ancora, fondatore del 'Frontespizio', la rivista che tra il 1929 e il 1940 segnò la riscossa della testimonianza culturale cat­tolica a dispetto delle restrizioni imposte dal regime. L’invio delle carte del padre da parte di Antoni­na Bargellini ha rappresentato il primo nucleo dell’Archivio milane­se, al quale si sono poi aggiunti i depositi dei fondi del poeta Luigi Fallacara (1890-1963) e di Mario A­pollonio (1901-1971), uno dei maestri della critica di ispirazione cattolica, a lungo docente nell’ate­neo fondato da padre Gemelli e autore, fra l’altro, di una monu­mentale Storia del teatro italiano.
Ma anche lo scrittore Pasquale Maffeo ha disposto la donazione delle proprie carte all’Archivio, permettendo così di ampliare ulterior­mente il patrimonio a disposizione di studiosi e studenti. A guadagnarsi le maggiori attenzione è stato finora il materiale relativo a Bargel­lini e dallo spoglio attento della do­cumentazione conservata in Archi­vio sono già scaturite una serie di pubblicazioni importanti. Si tratta, nella fattispecie, dei carteggi tra lo stesso Bargellini e figure di spicco quali il critico Enrico Falqui , lo scrittore Pietro Mignosi , l’arcicon­vertito Giovanni Papini (tutti volu­mi editi da Storia e letteratura) e il poeta Carlo Betocchi (le Lettere so­no apparse nel 2005 presso Interli­nea). Di Betocchi si è inoltre potuta approntare una completa Bibliografia, pubblicata anch’essa da Storia e letteratura. Un fitto retico­lo di verifiche e rimandi, dal quale emerge, tra l’altro, l’importanza della sottoscrizione lanciata nel 1938 dal gruppo del 'Frontespizio' per dare degna sepoltura allo sfor­tunato poeta dei Canti orfici, Dino Campana, i cui resti avrebbero al­trimenti rischiato l’abbandono in una fossa comune.
«Ma ci sarebbe ancora molto da fa­re, molto da scoprire - avverte Lan­gella. - In questo momento, pur­troppo, i finanziamenti scarseggia­no e la penuria di risorse rischia di segnare una battuta d’arresto per progetti già molto avanzati, tra cui un romanzo inedito di Fallacara».
Maria Chiara Tarsi, che con Fran­cesca Riva e con Chiara Didonè ha allestito le pubblicazioni sopra ricordate, ha pressoché ultimato il lavoro sulla corrispondenza di Bar­gellini con don Giuseppe De Luca (1898-1962), altro peso massimo della cultura cattolica nostrana, fondatore dell’Archivio italiano per la storia della pietà e coautore, con lo stesso Bargellini, del celebre Fi­glio dell’Uomo, Figlio di Dio, edito da Morcelliana nel 1933. U n indicatore eloquente della schiettezza dei rapporti tra i due è fornita dalla lettera inedita che pubblichiamo qui a fianco, gentilmente fornita dalla stessa Tarsi e vergata da un Bargellini scherzoso ma non troppo. Muovendo da una semplice lamentela sul ritardo con cui De Luca ha consegnato i suoi contributi per la rivista ormai 'chiusa' in tipografia, il direttore del 'Frontespizio' mette in guardia l’amico dall’eccessivo interessamento per gli autori francesi, all’epoca molto in voga.
Bargellini preferirebbe che qualcuno si occupasse anche di altri contesti linguistici e culturali, senza trascurare la tradizione italiana. Particolarmente significativo, in questo senso, l’accenno a sant’Alfonso Maria de Liguori, uno dei soggetti di studio effettivamente prediletti da De Luca, che ne avvierà più tardi l’edizione critica delle opere.
In un’altra lettera, di poco successi­va (11 ottobre 1936), Bargellini ri­badisce in modo ancora più esplicito la particolarità del legame con il sacerdote lucano, confessando: «Se tu potessi immaginare quanto mi fan piacere le tue lettere (e quanto mi danno uggia quelle de­gli altri) mi scriveresti più spesso.
Mi accorgo ogni giorno di più di non comunicare che con te». Poco più avanti, in un’apparente inversioni delle parti, è ancora Bargellini a insistere perché De Luca - al qua­le offre la condirezione del 'Fron­tespizio' - si faccia campione di u­na sorprendente 'laicità sacerdota­le'. «Tu sei prete e sai che i sacre­stani son sempre i laici», scrive in­fatti, aggiungendo subito dopo: «Ma tu dovresti dare la intonazione laica; capisci?'.
Una bella dimostrazione che l’in­quietudine prende casa dove vuo­le, senza rispettare pregiudizi e steccati. Non per niente fra i colla­boratori del 'Frontespizio' c’era anche il giovane Indro Montanelli, che proprio sulla rivista di Bargelli­ni pubblicò il primissimo articolo, dedicato al tormentato rapporto fra Lord Byron e il cattolicesimo.
Nell’Archivio milanese si conserva una breve lettera, in cui un Monta­nelli insolitamente arrendevole prende atto della reprimenda im­partitagli da Bargellini a proposito di un altro intervento, che viene definito lo «sfortunato articolo sul­la letteratura d’oggi». Assicura il povero Indro: «Tutto ciò ch’Ella dice è perfettamente giusto e io, a differenza di quasi tutti i miei coe­tanei, non sono permaloso e prefe­risco le correzioni alle lusinghe».
Ecco, forse basterebbe la rivelazio­ne di un Montanelli di buon carat­tere per rendersi conto quali gioiel­li conservi l’Archivio della lettera­tura cattolica. A proposito: nella sua smania di rimediare, questo Montanelli d’epoca commette un ulteriore passo falso e si congeda da Bargellini promettendo (anche lui!) qualche corrispondenza dalla Francia ...
«Avvenire» del 16 marzo 2011

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